Da Quartolo a Fognano

Tappa n°6 della Viae Misericordiae

Indicazioni per il tragitto La tappa si sviluppa per buona […]

Indicazioni per il tragitto

La tappa si sviluppa per buona parte in un territorio unico che ha come scenario i calanchi e il Parco della Vena del Gesso. Percorrendo via Firenze (sp 302) in direzione ovest, si raggiunge in breve raggiungiamo un passaggio a livello. Superandolo e lasciando a sinistra via Molino del rosso, all’altezza del km 90,300 si svolta a destra in via Montecchio.
Su asfalto in leggera salita con bella vista a destra dei calanchi, si raggiunge un pilastrino dove si incrocia il sentiero 505 CAI che si percorre interamente rimanendo sui crinali fino a raggiungere la provinciale sp 23 in prossimità della grotta tanaccia. Svoltando a destra e dopo circa 200 metri svoltando a sinistra in via Rontana, si costeggia Cà Varnello e raggiunge Cà il Borgo. Svoltando in modo netto a sinistra e seguendo il sentiero 511 CAI si giunge alla chiesa del Monticino che ammiriamo dall’alto con vista sul castello e la Torre dell’orologio. Giunti nel piazzale della chiesa, sulla destra, è possibile salire verso la basilica. Proseguendo in ripida discesa in un vialetto di cipressi si sbuca sulla provinciale che va percorsa per 100 mt. e fino al castello, dove si imboccano le scale che conducono al centro storico di Brisighella. Attraversata la piazza principale, si percorre via Baccarini che ci conduce sulla sp 302, dirigendoci a destra verso la stazione ferroviaria. Di fronte alla scuola elementare si attraversa la strada per rimanere su di una lunga pista pedonale che ci condurrà fino a Pieve di Thò. Svoltando a sinistra su asfalto, imboccare all’incrocio via Zolle che va percorsa fino a raggiungere una cabina con pannelli solari. Qui svolta a destra su carraia tra campi coltivati e un casolare con aia, sempre tra frutteti e campi raggiungendo un guado e proseguendo a destra tra piantagioni di kiwi in leggera salita raggiungendo un altro casolare. Superandolo si incrocia la strada asfaltata verso destra fino a raggiungere Fognano. Attraversando un piccolo nucleo di case e poco dopo via Campiume, svoltando a destra compare il convento delle suore domenicane dove si conclude la tappa.

Luoghi d’interesse

I reperti archeologici testimoniano come la vallata del Lamone ospitasse insediamenti umani fino dall’età neolitica e, successivamente, anche popolazioni di origine celtica; ma fu l’occupazione romana a valorizzarla con la costruzione della Via Faentina (in origine Via Antonina 150 a. C.) percorsa dalle carovane che portavano il sale dalle Saline di Cervia a Roma. Le origini del borgo risalgono alla fine del Duecento quando Maghinardo Pagani, considerato il più grande condottiero medioevale della Romagna (citato anche da Dante nella Divina Commedia) edificò su uno dei tre colli quella che divenne la torre fortificata più importante della vallata, ai cui piedi si sviluppò il Borgo. Il centro storico domina l’Antica Via del Borgo, una strada coperta del XII secolo, sopraelevata ed illuminata da mezzi archi di differente ampiezza, baluardo di difesa per la retrostante cittadella medioevale. Famosa in virtù della sua architettura particolarissima, è nota come Via degli Asini” per il ricovero che offriva agli animali dei birocciai che l’abitavano.

A Brisighella, che ha dato i natali ad otto cardinali, gli edifici sacri sono numerosi: su tutti spicca la Pieve di S. Giovanni in Ottavo o Pieve del Thò, eretta attorno al quinto secolo e ricostruita in forma più ampia tra l’XI e il XII, all’ottavo miglio dell’antica via romana che da Faenza portava in Toscana. Le sue origini sono assai remote e la fanno risalire a Galla Placidia, figlia di Teodosio, che l’avrebbe fatta erigere con i resti di un tempio dedicato a Giove Ammone. L’epoca della sua costruzione è ignota, probabilmente sorse tra l’VIII e il X secolo. È detta “in ottavo” perché collocata all‘ottavo miglio della strada romana (“Via Faventina”, indicata nella Tavola Peutingeriana) che congiungeva Faenza con l’Etruria. Suggestivo tempio in stile romanico, a pianta basilicale, a tre navate, divise da archi che poggiano sopra undici colonne di marmo grigio e una di Verona, molto diverse fra loro come spessore e larghezza (forse di materiale di reimpiego di un antico preesistente tempio dedicato – come già accennato – al dio Giove Ammone). I muri della navata centrale, all’esterno, presentano pregevoli decorazioni di archetti e di lesene, poste fra le monofore. Un miliare romano con iscrizione dedicata ai quattro imperatori della decadenza (anni 376-378), una lastra, ora pallotto dell’altare centrale (VIII-IX sec.) lapide funeraria in ceramica (XVII sec.), affreschi dei secoli XIV-XVI, capitello corinzio (acquasantiera) del primo secolo d.c., testimoniano l’antichità di questa “Chiesa-Madre” della valle del Lamone.

Grotta - Parco Carnè

Grotta – Parco Carnè

Le grotte. L’affioramento del Gesso di 6 milioni di anni fa, che si sviluppa in un susseguirsi di spettacolari rupi, è formato da un minerale solubile, il gesso, con un vasto sistema di grotte, doline, inghiottitoi e risorgenti, per uno sviluppo complessivo di più di 40 km. La Vena del Gesso a parte di una formazione rocciosa chiamata “formazione gessoso-solfifera” che si estende dal Piemonte alla Sicilia ma solo qui raggiunge affioramenti così notevoli.

Si tratta di una delle maggiori zone carsiche gessose d’Europa. Le grotte più note nel circondario sono la Grotta Tanaccia (Brisighella) visitabile esclusivamente con guida speleologica tutto l’anno, con esclusione del periodo invernale per tutelare il letargo dei pipistrelli e la Grotta di Re Tiberio (Riolo Terme) visitabile con guida gratuita da maggio a settembre.

 

La Rocca di Brigishella. Sorge su uno dei tre pinnacoli gessosi che dominano il borgo. Edificata nel 1310 dai Manfredi, Signori di Faenza, rimase a questa famiglia fino al 1500, quando passò per soli tre anni a Cesare Borgia. La Rocca conserva ancora le caratteristiche delle fortezze medioevali: i fori per le catene dei ponti levatoi sopra la porta d’ingresso, i beccatelli e le caditoie, i camminamenti sulle mura di cinta, le feritoie.  Sede del  museo dedicato al rapporto tra l’Uomo e il Gesso, anche in virtù dell’imponente cornice architettonica (che è stata oggetto di un recente restauro) e della disponibilità di spazi interni rimasti fino ad oggi privi di allestimenti stabili. Il Museo l’Uomo e il Gesso è un percorso che attraversa la lunga storia del rapporto dell’uomo con questo territorio e con il minerale che lo caratterizza. La scala di accesso alla Torre Manfrediana, sulla destra, è una passeggiata nella storia che

3 monticino

parte dalla frequentazione in età protostorica delle grotte della Vena del Gesso per motivi funerari e di culto, attraversa l’età Romana con lo sviluppo dell’attività estrattiva del prezioso lapis specularis (vetro di pietra) ed arriva al Medioevo e al Rinascimento, con il fenomeno dell’incastellamento che ha visto le creste gessose protagoniste della costruzione di rocche e castelli. La sala alta della torre Manfrediana espone i pereti archeologici ritrovati nella Vena del Gesso e risalenti a queste tre diverse fasi di frequentazione.

La Torre dell’Orologio. In origine era il fortilizio fatto erigere nel 1290 da Maghinardo Pagani da Susinana con massi squadrati di gesso, per controllare le mosse degli assediati nel vicino castello di Baccagnano. Fino al 1500 costituì, insieme alla Rocca, il sistema difensivo del centro abitato.
Danneggiata e ricostruita più volte, la torre fu completamente rifatta nel 1850 e nello stesso anno vi fu posto anche l’orologio. Il quadrante dell’orologio è a sei ore.

Santuario della Madonna del Monticino. Qui è venerata una sacra immagine in terracotta policroma di autore ignoto, datata 1626.Nel 1662 fu traslata in una cappella, dove oggi sorge il Santuario, sul colle che si chiamava allora Monte Cozzolo o Calvario, forse perchè dirupato e scosceso.Nel 1758 fu edificato l’attuale santuario che, nel corso del tempo, ha avuto numerosi rifacimenti.L’odierna facciata fu rifatta su progetto del prof. Edoardo Collamarini nel 1926 in occasione del III centenario della sacra Immagine. Gli affreschi interni risalgono al 1854 e sono opera del faentino Savino Lega. Le quattro opere del Palmezzano: Chiesa di S.Maria degli angeli o dell’osservanza, la collegiata di San Michele Arcangelo. (la Madonna seduta in trono, Dio Padre, Adorazione dei Magi, Gesù parla fra i dottori nel tempio).

 

 

 

Q

 

Info tecniche sulla tappa

QUARTOLO (71m s.l.m.)

FOGNANO (125m s.l.m.)

Dislivello: ↑125m ↓176m

Lunghezza: 19 km

Tempo: 4h

Collegamenti: Via di Dante – Alta Via dei Parchi-Cammino di S. Antonio –  Parco Regionale Vena del Gesso-Parco Carnè.

Informazioni e ringraziamenti

In collaborazione con:
Associazione Culturale Beato Nevolone