Il Palio di Faenza

La rievocazione delle tradizioni manfrede a Faenza

Velocità, precisione, tenacia: queste le prove di abilità chiamati ad affrontare i cavalieri del Niballo, ingredienti che rendono la Giostra di Faenza una delle più avvincenti e impegnative a livello italiano: Il Palio di Faenza è una sfida a singolar tenzone che impegna i due contendenti, al galoppo sui loro cavalli, a colpire prima dell’avversario il bersaglio posto sul braccio teso del Niballo, la grande figura con fattezze di guerriero che rappresenta l'antico nemico saraceno, collocato al centro del campo di gara.

La storia

Spiegare le origini del Palio del Niballo non è cosa semplice: anche se alcuni testi antichi e moderni ci vengono incontro, le notizie giunte ai giorni nostri dal lontano Medioevo restano comunque frammentarie e danno adito a varie interpretazioni. A Faenza la prima giostra di cui si hanno notizie è la quintana voluta nel gennaio 1164 dall’imperatore Federico Barbarossa, ospite di Enrico e Guido Manfredi, per verificare la maestria dei faentini in battaglia. L’avveni-mento resta a lungo impresso nella memoria popolare e dopo quella del Barbarossa si correranno a Faenza altre quattro giostre. Il Palio tradizionale più antico di Faenza è probabilmente il Palio di di San Nevolone. Si svolgeva il 27 luglio e veniva organizzato dalla “matricola dei calzolai”, il cui patrono è appunto San Nevolone. Non si sa con precisione quando la manifestazione abbia avuto inizio: sicuramente qualche anno dopo la morte dell’asceta, avvenuta il 27 luglio 1280. A quei tempi il giorno di San Nevolone, era un giorno festivo e i calzolai ne celebravano la festa anche con un sfida fra imprecisati rioni. Nel 1410 Gian Galeazzo I riforma gli statuti della città e da queste norme è regolato il Palio dell’Assunta, detto Bravium, che si svolgeva il 16 agosto.
Il premio per il vincitore è appunto un palio (dal latino pallium, letteralmente mantello o drappo di stoffa finissima) di colore verde. Del Palio di San Pietro, che si correva a Faenza nel giorno dedicato al santo, il 29 giugno, troviamo invece le prime notizie ufficiali
negli Statuti Manfredi del 1410, ma la sua istituzione potrebbe essere più antica. Per certo sappiamo che l’unica variante di questo palio rispetto al bravium dell’Assunta fu data dal colore del drappo, rosso anziché verde. Le prime notizie ufficiali sulla quintana del Niballo risalgono al 13 febbraio 1596, ma molto probabilmente si disputava già in precedenza. La quintana era indetta durante il Carnevale e venne chiama Niballo, la cui etimologia deriva dalla volgarizzazione della parola Annibale, generale cartaginese che in epoca medie-vale impersona in senso ampio il nemico saracino. Questa competizione, alla quale si riallaccia il Palio del Niballo, si svolse fino al 1796, momento in cui giunsero anche a Faenza gli sconvolgimenti legati alla rivoluzione francese.

Niballo Palio di Faenza

La prima edizione del Niballo – Palio di Faenza, il Palio nella sua versione moderna, si tiene domenica 28 giugno 1959, vigilia della festa patronale di San Pietro. Il corteo storico che accompagna il Palio, e tutti i costumi presenti nella manifestazione, esplicitano il riferimento rinascimentale al periodo della signoria Manfreda. La parte più avvincete ed emozionate della nuova manifestazione è quella competitiva, la corsa del palio, disputata dai cinque cavalieri, uno per ogni Rione.

Testimonianze storiche

Dell’esistenza del Palio di Faenza nei tempi antichi esistono importanti testimonianze in alcuni documenti conservati presso la cittadina Biblioteca Manfredina. Tra questi, particolarmente importante è la lettera di Galeotto Manfredi al segretario di Lorenzo dè Medici, scritta nell’anno 1479. Il testo del documento è breve, ma di indiscutibile importanza, considerando la scarsità di testimonianze certe sulle corse dei cavalli in quel tempo. Un’altra testimonianza storica è rinvenibile negli antichi Statuti della città: in particolare nella prima raccolta legislativa completa che ci è pervenuta, datata 1410, vi sono rubriche riguardanti il palio, la numero 43 e 44 del libro sesto. La rubrica 43, fra le altre cose, stabilisce fin nel dettaglio lo svolgimento del Palio dell’Assunta del 15 agosto, mentre la rubrica 44 accenna agli omaggi pubblici in onore ai Santi Pietro e Paolo, fra cui la corsa del Palio. La regolamentazione in see statuaria lascia intendere come il “bravium”, cioè il palio, fosse diffuso da molto tempo in città e costituisse un evento di particolare rilevanza. Le disposizioni degli Statuti costituisco-no ancora oggi la fonte principale per la conoscenza del palio in epoca manfrediana.

La corsa

Il Palio del Niballo ha luogo il pomeriggio della quarta domenica di giugno, ovvero il giorno della festa dei santi Pietro e Paolo. Il Torneo della Bigorda d’Oro viene invece disputato in orario serale nella seconda settimana di giugno. Al campo di gara il Podestà della Giostra chiama in campo i cinque Cavalieri: è il momento della consegna delle lance, lunghe 275 cm, pesanti oltre 3 chili e dipinte a fasce elicoidali bianche e azzurre. La gara consiste in una corsa al galoppo al termine della quale si deve colpire con la lancia il bersaglio, di 8 centimetri di diametro, posto all’estremità dei due bracci del Niballo. Venti tornate di sfida, otto per ognuno dei cinque Rioni. Colui che, nella sfida contro l’altro Rione, colpisce per primo il bersaglio fa scattare il congegno che alza dalla sua parte il braccio teso del Niballo, a decretare il vincitore. A ogni sfida il cavaliere vincente conquista lo scudo del Rione battuto: vincerà il Palio il rione che conquisterà il maggior numero di scudi degli avversari. Terminata la gara, avviene la consegna dei Premi secondo la tradizione: una lancia in ceramica con puntale d’oro al vincitore del Torneo della Bigorda d’Oro mentre, nella gara del Palio del Niballo, il gallo e l’aglio al terzo classificato, la porchetta al secondo e il Palio, l’ambito drappo ricamato o dipinto da un pittore di chiara fama, al Rione vincitore. La consegna viene fatta direttamente dal Vescovo della diocesi di Faenza- Modigliana sul
sagrato della cattedrale, dopo la sfilata conclusiva in cui l’ordine è determinato dalla classifica finale. Al cavaliere vincitore viene inoltre consegnata la “Torre d’Oro”, mentre al Rione ultimo classificato va la “chiave”, con la quale chiude simbolicamente le porte del campo di gara. Lo schema del percorso di gara su cui si affrontano due cavalieri per volta. Lo schema del percorso di gara su cui si affrontano due cavalieri per volta.

Le bandiere

Secondo la tradizione, nella sera del terzo sabato di giugno si svolge il “Torneo degli Alfieri bandieranti e Musici” nella specialità del “Singolo”, della “Piccola Squadraw” e della “Grande Squadra e Musici”. Policromi vessili con le insegne dei Rioni volteggiano con straordinario sincronismo nel cielo notturno, accompagnati dal rullo possente dei tamburi e dal suono antico delle chiarine, nell’affascinante scenario dei palazzi e dei loggiati della Piazza del Popolo illuminati a giorno e contornati da figuranti in armi. La sera successiva, domenica, che precede quella in cui si disputa il Palio del Niballo, si svolge la più tradizionale tra le gare del torneo, quella tra gli Alfieri bandieranti dei cinque Rioni della classica specialità della “Coppia”, che assegna al Rione vincitore la grande botte di vino con cui si festeggerà fino a notte inoltrata.

Nott de Bisò

Un appuntamento di festa con il quale si chiude un ciclo e ne incomincia uno nuovo. La Vigilia dell’Epifania è dedicata alla Nott de Bisò, manifestazione conclusiva del Niballo Palio di Faenza, che ogni anno richiama in città migliaia di partecipanti. Allo scoccare della mezzanotte del 5 gennaio, il Niballo, grande fantoccio raffigurante Annibale – rappresentato nell’immagine di un guerriero saraceno che simboleggia le avversità – viene bruciato in un enorme falò nel centro dei corsi di Faenza. La festa ha il suo apice nel momento in cui il rappresentante del Rione vincitore del Palio di giugno, vestito con tradizionale costume cinquecentesco, dà fuoco al Niballo. Nell’attesa di questo momento, i partecipanti possono bere il bisò (il caratteristico vin brulè faentino) negli eleganti gotti, ciotole di ceramica tradizionale. Il gotto è uno degli elementi fondamentali della festa: divers oogni anno, riporta il simbolo dei cinque Rioni e quello della città. La festa inizia già in tarda mattinata con l’apertura di ricchi stand gastronomici gestiti dai Rioni di Faenza dove è possibile gustare cibi tipici romagnoli e altre prelibatezze; e non mancano musica, balli e tanta allegria.

I gotti

Elementi fondamentali della Nott de Bisò sono i gotti, le eleganti ciotole di ceramica faentina nelle quali poter degustare la sera del 5 gennaio il caratteristico vin brulè di Faenza, chiamato per l’appunto “bisò”. Ogni gotto è caratterizzato dallo stemma di uno dei cinque rioni della città e da quello del Gruppo Municipale: un servizio completo di gotti viene così formato da sei ciotole e una brocca. Acquistando un singolo gotto è possibile andare in ognuno dei cinque stand rionali e farselo riempire per una volta di bisò, di modo così da poterli sentire tutti e coglierne le varie sfumature. La decorazione dei gotti è diversa ogni anno e si può rifare a stili e suggestioni di varie epoche artistiche differenti: una tradizione che ha fatto sì che dal 1964 ad oggi i gotti siano diventati dei veri e propri oggetti di culto e collezionismo.

 

I cinque Rioni

L’istituzione dei rioni nelle varie città è antichissima: la Roma di Augusto ne contava quattordici, ma più che una divisione militare e amministrativa l’ordinamento aveva la sua ragion d’essere per fini di censo. Con l’avvento dei liberi Comuni, i rioni acquistano importanza soprattutto come distretti militari e in quell’epoca e a quello scopo, anche per quanto riguarda Faenza, se ne hanno le prime notizie. Il rione prese generalmente il nome della porta, che era affidata alla difesa degli abitanti circostanti in caso di assedio: Faenza ne contava quattro. Scrive Bernardi no Azzurrini: “La città si divide in quattro quartieri nominati conforme le porte”: rione di Porta Ponte (poi rione Giallo), rione di Porta Imolese (Rosso), rione di Porta Ravegnana (Nero), rione di Porta Montanara (Verde). Il Borgo Durbecco (Rione Bianco) non faceva inizialmente parte di questa divi-sione, ma la sua origine risale a tempi piut-tosto lontani e certamente la sua formazione è venuta ancora prima della divisione della città in rioni. Esso è infatti ricordato per la prima volta in una carta dell’Archivio Capi-tolare del 27 febbraio 1097 col nome di ‘sob-borgo di Faenza nel poggio di Sant’Antonino’. Confrontando antiche piante di Faenza possiamo notare come la cinta muraria che racchiudeva il “Borgo” lo facesse assomigliare ad una fortezza, e molto probabilmente la difesa di questo luogo e della Porta delle “Chiavi” era affidata ai suoi abitanti.

Borgo Durbecco. Comprende il territorio di Faenza diviso dal fiume Lamone, denominato Rione Bianco. Per questo motivo nel gonfalone rionale campeggia l’antico ponte turrito che un tempo univa il Borgo, “una piccola città nella città”, al resto di Faenza. Ai quattro angoli del vessillo troviamo anche le porte che si aprivano nella cerchia muraria del Borgo: Porta Casaretta (verso il fiume), Porta Candiana (verso nord), Porta Torretta (verso sud) e Porta delle Chiavi (verso Forlì), l’unica porta medievale ancora presente a Faenza.

Rione Giallo. Il Rione di Porta Ponte, una vera e propria fortificazione cittadina alta quasi trenta metri che accoglieva i visitatori provenienti dal Borgo, poi demolita a metà dell’Ottocento. Nello stemma rionale la torre è cinta da due ordini di merli guelfi, e fin dall’inizio è chiaro il collegamento del Rione Giallo con il casato dei Manfredi, signori di Faenza e sostenitori del pontefice. Uno dei simboli dei Manfredi, il mitologico leocorno col corpo di leone e la testa di capra (impresa di Carlo II Manfredi), lo troviamo infatti
anche nella sfilata storica del Rione Giallo, portato da un paggio che precede il Capo Rione.

Rione Nero. Il pino marittimo del Rione di Porta Ravegnana richiama fin dal principio il collegamento del Nero con l’importante scalo commerciale sulle coste dell’Adriatico, situato a nord della città. Sempre nella parte settentrionale del contado si trovava anche il
castello di Granarolo, fatto costruire nel 1317 da Francesco Manfredi per meglio presidiare la campagna fra Cotignola e Russi, che vede il proprio castellano e le proprie insegne presenti fra le fila del Rione Nero. Ma il vero cuore del Rione si trova fra le mura
cittadine, in Via della Croce, dal nome della Confraternita presente nel Quattrocento, che fu luogo in cui sorse il Monte di Pietà, fondato nel 1491, e oggi, invece, è sede del Rione Nero

Rione Rosso. Lo stemma del Rione Rosso, con il suo colore acceso e lo stocco rinascimentale, richiama fin dal principio la natura combattiva di questo Rione, da sempre votato allo scontro e alla vittoria. Non è un caso quindi che il Rosso sia il Rione di Porta Imolese, il punto d’accesso alla città che più ha visto scontri e battaglie nel corso dei secoli: di origine medievale, venne ristrutturata nel 1678, ma circa un secolo dopo fu protagonista della Battaglia del Senio, quando i francesi invasero la città (1793). Nel 1944 i tedeschi in ritirata minarono la Porta per rallentare l’avanzata dell’esercito alleato, motivo per cui ad oggi si sono salvate solo le mura su via Tolosano.

Rione Verde. E’ il Rione di Porta Montanara e non stupisce che nel suo stemma campeggino tre colli, a richiamare il collegamento con gli Appennini, sormontati da tre stelle a sei punte, che in Romagna richiamavano la parte ghibellina. La sede attuale del Rione si trova in uno dei nuclei architettonici più antichi di Faenza, un complesso che ospitava dal 700 d.C. un monastero benedettino, rimasto attivo fino alla soppressione napoleonica. Recentemente restaurata ed ampliata, la sede del Verde si articola oggi su più piani e vede la presenza di una struttura ricettiva polivalente.

 

Il calendario delle manifestazioni del Niballo è lo stesso ogni anno e si sviluppa del mese di giugno:

 

1° DOMENICA DI GIUGNO
Torneo Giovanissimi Alfieri bandieranti
Ragazzi U15
Giuramento dei Cavalieri della Bigorda D’Oro e gara Giovani Alfieri bandieranti e musici
Ragazzi U21
Piazza del Popolo

2° SABATO DI GIUGNO
Torneo della Bigorda d’Oro
Corteo Storico
Giostra della Bigorda
Stadio Bruno Neri

3° WEEKEND DI GIUGNO
Torneo Alfieri Bandieranti e Musici
Specialità Singolo, Piccola squadra, Grande squadra
Piazza del Popolo – sabato
Giuramento dei Cavalieri del Palio del Niballo e gara Alfieri bandieranti e musici
Specialità Coppia
Piazza del Popolo – domenica

4° DOMENICA DI GIUGNO
Niballo Palio di Faenza
Corteo Storico
Giostra del Niballo
Stadio Bruno Neri ore 18.00

Informazioni e ringraziamenti

In collaborazione con:
Comune di Faenza Servizio Cultura – Ufficio Palio

Credits: Fotografie di Francesco Bondi